Killer del clan d’Alessandro diventa collaboratore di giustizia a Castellammare

Renato Cavaliere: dalla detenzione alla scarcerazione anticipata
La figura di Renato Cavaliere, ex killer del clan D’Alessandro e attuale collaboratore di giustizia, ha suscitato un notevole interesse mediatico e pubblico a seguito della sua recente scarcerazione. Cavaliere, noto per aver confessato diversi omicidi, è emerso nel contesto del processo “Tsunami” che coinvolge i vertici della cosca di Scanzano.
Il percorso criminale di Renato Cavaliere
Condannato a 13 anni di reclusione nel febbraio 2020, la pena era stata ricalcolata a causa della continuazione con altre condanne già definitive, portando il totale della sua detenzione a 30 anni. Inizialmente, l’ex sicario avrebbe dovuto rimanere in carcere fino al 2039. Grazie ai benefici riservati ai collaboratori di giustizia, ha ottenuto la detenzione domiciliare con un anticipo di 15 anni.
I crimini attribuiti a Cavaliere
Tra i delitti più gravi commessi da Cavaliere spicca l’omicidio del consigliere comunale Gino Tommasino avvenuto il 3 febbraio 2009. Le nuove accuse formulate nei suoi confronti comprendono una serie di omicidi e agguati avvenuti negli anni passati nelle aree limitrofe a Castellammare di Stabia.
Polemiche sulla scarcerazione
La decisione di concedere gli arresti domiciliari a un personaggio con un passato così violento ha sollevato interrogativi tra le autorità e i cittadini. La scarcerazione avviene in un momento critico per la giustizia campana e ha generato preoccupazioni soprattutto tra i familiari delle vittime e coloro che si sono opposti alla criminalità organizzata.
- Renato Cavaliere – Ex killer del clan D’Alessandro
- Gino Tommasino – Consigliere comunale assassinato
- Giuseppe Cimmorotta – PM della Direzione Distrettuale Antimafia
- Federica De Bellis – GUP coinvolto nel processo “Tsunami”